VIU Opening Ceremony |
Inaugurazione della VIU
Anzitutto desidero rivolgere il mio saluto a tutti i partecipanti, alle Autorità agli illustri ospiti stranieri che hanno voluto onorarci della loro presenza; il mio ringraziamento alle istituzioni e alle persone che hanno ideato questa iniziativa, che hanno permesso di realizzarla. Siamo allo scorcio del XX secolo. La prima metà ha visto due guerre mondiali scoppiate in Europa: 1915 - 1945, trent’anni, di cui dieci di guerra. La seconda metà del XX secolo e stata per larga parte caratterizzata dal confronto Est - Ovest, che ha avuto il suo epilogo otto anni fa con la caduta del muro di Berlino. Il passato, due guerre fratricide frutto di nazionalismi esasperati; il futuro, le nuove sfide, impongono - quale condizione, certo non sufficiente, ma necessaria - l’integrazione europea. Creare un grande mercato interno europeo reso omogeneo anche nelle istituzioni, costituire un gruppo coeso di forze politiche e sociali, pur nel rispetto delle peculiarità dei diversi paesi europei: questa è l’unica via perchè il passato più si ripeta, perchè l’Europa sia all’altezza dei suoi compiti futuri. In questo scenario viviamo oggi un momento istituzionale determinante non tanto per il suo contenuto, la moneta, quanto perchè al realizzarlo o meno costituisce passaggio condizionante il futuro d’Europa. La creazione dell’Euro non esaurisce il problema europeo; ma se fallissimo, l’attuazione dell’ideale europeo si allontanerebbe fin quasi a dissolversi. Non voglio oggi in questa sede reimmergermi, coinvolgervi, nella problematica della "convergenza", nell’ossessivo martellamento sul rispetto dei "parametri" di Maastricht. Voglio solo sottolineare con forza che l’Europa della moneta, che vogliamo e dobbiamo realizzare, non ci darà un’Europa in grado di affrontare le grandi sfide mondiali, se non saremo capaci di irrobustire, approfondire, alimentare con nuova linfa le radici della cultura, delle tradizioni, dei valori che costituiscono il patrimonio della civiltà europea. E’ un tessuto che accomuna tutti i paesi europei, che arricchito dalla diversità degli apporti. E’ fondamentale che le tre componenti l’anima della civiltà europea: la nordica, la mitteleuropea, la mediterranea siano presenti e continuino a vivificarsi reciprocamente in una equilibrata composizione di un’Europa istituzionalmente integrata. Con questi miei convincimenti profondi, ho accettato senza esitazioni la proposta fattami oltre un anno fa - non ero Ministro - di assumere la Presidenza della Venice International University.
E’ un’iniziativa che ho condiviso pienamente: perchè ritengo che la formazione sia pietra angolare dello sviluppo di un paese; perchè l’Europa continentale, e in particolare l’Italia, sono carenti di centri di studi a carattere internazionale. E la formazione, quale punto centrale per una maggiore occupazione, per una duratura crescita, il motivo conduttore del Documento di Programmazione economico-finanziaria recentemente presentato dal Governo. La Venice International University si è proposta un progetto e si è data un modello che corrisponde alle esigenze del nostro sistema formativo. E’ un’iniziativa che coinvolge cinque prestigiose università, che pone in comune i rispettivi punti di forza, aprendosi ciascuna di esse ai giovani della Venice International University, proponendo loro articolati piani di studi, di ricerca e al tempo stesso offrendo propri docenti all’attività centrale del nuovo Istituto, qui a San Servolo; un’iniziativa che si propone di esser presente nei tre segmenti fondamenti dell’alta formazione: universitaria; post universitaria; di ricerca finalizzata. Mai forse nella storia dell’uomo come in questa svolta di secolo tutte le tensioni dello sviluppo e della cultura si stanno concentrando sui tempi e sui modi dell’apprendimento. E’ come se la vita fosse diventata troppo corta rispetto alle responsabilità di imparare e troppo lunga rispetto ai ritmi di obsolescenza di quel che si è appreso. In un mondo caratterizzato da un processo d’innovazione tecnologica incessante e dirompente, che ha prodotto una rivoluzione nel modo di trasmettere conoscenza e informazione, vi è il rischio grave che lo strumento tecnico prevalga sui valori umani, che l’informazione prevalga sulle coscienze. Ne possono derivare squilibri drammatici. Non dobbiamo accettare passivamente il determinismo e gli automatismi dello sviluppo tecnologico e della mondializzazione dei mercati. La sfida culturale del nostro tempo alla politica e al diritto sta proprio nella necessità di regolazione dei mercati e delle nuove tecnologie, secondo norme e ordinamenti tanto più capaci quanto più consapevoli della loro intima logica. L’apprendimento permanente, la flessibilità personale nelle capacità di lavoro, l’innovazione culturale e la ricerca - penso alla maniera nuova con cui il diritto e l‘economia si devono porre di fronte alle forze globali - servono proprio a questo. Alla società dell’informazione bisogna saper far corrispondere la società della formazione, al potere abbagliante dello strumento tecnico occorre rispondere riconfermando il primato dell’intelligenza, della coscienza; la consapevolezza dei valori imani, la capacità di distinguere strumenti da fini. La cultura umanistica deve costituire il sostrato della Venice International University. Non può, non deve essere altrimenti soprattutto per un Istituto che nasce a Venezia. Questo non significa affatto allontanare le finalità di questo Istituto dal mondo operativo. Significa solo che, per non creare "mostri" umani, o meglio disumani, occorre mantenere robuste le radici dei valori fondamentali dell’uomo, aver sempre presenti le finalità vere, ultime del progresso di una civiltà. Su questa base occorre ripensare in modo concreto gli strumenti dell’alta formazione.
Sono questi, in estrema sintesi, i problemi essenziali, le necessità ma anche le passioni dei nostri anni. Fortunati i giovani e i docenti che potranno viverle qui a San Servolo, in un grande campus internazionale.La funzione dell’Università non deve terminare con il conseguimento della laurea. Le università devono saper interagire con il mondo della produzione anche dopo la laurea, offrendo sia corsi su temi specialistici sia corsi di formazione generale agli operatori che desiderano ampliare, aggiornare, rimeditare il proprio orizzonte. Va rafforzata la collaborazione tra università e imprese, non per subordinare i percorsi didattici alle esigenze immediate del mondo della produzione ma per creare sinergie dalle quali entrambi, università e imprese, possono trarre benefici. Il dottorato di ricerca deve essere restituito alla sua funzione originaria, quella di preparare quadri di alto livello per il governo del sistema politico, sociale, economico, non solo per la carriera accademica. E’ necessario creare e sviluppare centri che rappresentino una "leva" nello scambio culturale, che siano "forza di gravità" tout court; per culture diverse. Sotto questo profilo sono convinto che il modello della Venice International University presenta punti di forza, di attrazione. E’ una istituzione che nasce internazionale non solo nel nome ma anche nella sua maniera di porsi come raccordo di una sequenza che si svolge tra Venezia, l’Italia, l’Europa, l’America. Una iniziativa che, nel momento di formarsi, non dopo, si pone l’affanno di tentare l’omogeneizzazione dei metodi e degli stili didattici, perchè si nutre della naturale fertilizzazione delle culture diverse e dei loro incroci. A noi resta l’impegno di far prosperare questa istituzione, che oggi ha il suo cominciamento, ai più alti livelli culturali, nella austerità che fu degli antichi religiosi che qui abitarono, nel proponimento e nella fiducia di concorrere a irrobustire l’ala portante della nostra epoca, a preparare il futuro nel solco del passato. |